Caso clinico del Dr. Andrea Pittaluga: sagomatura con precurvatura del Procodile Q
Ringraziamo il Dr. Andrea Pittaluga di Milano per il seguente caso clinico:
Si presenta alla mia attenzione il paziente riferendo la rottura di un vecchio restauro ed episodi di sintomatologia saltuaria in corrispondenza dell’elemento 4.6.
Dopo un attendo sondaggio perimetrale, al fine di scartare l’ipotesi di frattura radicolare, si procede con l’esame radiografico e al test di vitalità pulpare, risultato negativo.
Stabilita dunque la diagnosi di necrosi pulpare dovuta a una carie secondaria che ha provocato la separazione della precedente otturazione, si procede con l’isolamento e all’apertura camerale, rifinendo la stessa grazie all’ausilio di strumenti oscillanti.
L’anatomia camerale, di ampia dimensione, mostra una conformazione canalare molto “scolastica”, presentando due canali mesiali e uno distale.
Durante la manovra di scouting della radice distale, eseguita con un K file 08, data la mancata ripetibilità della lunghezza di lavoro (incongruenza di circa un millimetro) mi sorge il dubbio della presenza di un deep split, confermata in seguito.
La radice mesiale invece presenta una discreta curvatura nel suo terzo apicale e i due canali risultano confluenti a circa 2mm dall’apice.
Le procedure di sagomatura viene portata a termine in pochi passaggi grazie al motore EndoPilot che permette l’utilizzo di un performante movimento reciprocante (ReFlex) e una strumentazione rapida e rispettosa del terzo apicale grazie al sistema di rilevazione incorporato.
Data la curvatura mesiale e la necessità di precurvare gli strumenti meccanici per ingaggiare la biforcazione distale sono stati scelti i Procodile Q (martensitici).
Dopo aver sondato gli apici con un unico strumento (Procodile Q 20/06) passo alla loro rifinitura con il Procodile Q 25/06. Quindi mi dedico alla biforcazione apicale della radice distale, in un primo tempo con strumenti manuali per individuarne più precisamente la posizione, poi meccanicamente, posizionando lo strumento martensitico precurvato manualmente nel canale per poi collegarlo al motore per sagomare gli ultimi millimetri.
I diversi passaggi di sagomatura sono stati alternati da abbondanti lavaggi con ipoclorito di sodio al 5,25%. Prima di passare alla fase di otturazione l’irrigante è stato attivato con punte oscillanti al fine di galvanizzarne l’azione e sostituito con EDTA al 18% ugualmente attivato per eliminare eventuali detriti residui.
Data l’impossibilità del posizionamento di un secondo cono di guttaperca nella radice distale la tecnica di otturazione scelta è stata quella di condensazione verticale a caldo al fine di sfruttare la pressione idraulica della tecnica per il riempimento della biforcazione.
Trattandosi di un paziente riferito la cavita è stata riempita in modo provvisorio con un pallet di cotone cameralmente e con “Telio” coronalmente (radiotrasparente).